Il bisogno di amarti

C’è anche una madre che chiama il proprio bambino per nome, si chiama Elìa. 
Ho aperto l’agenda e l’ho appuntato – si chiama Elìa. Mi piace questo suono  E-lì-a.
E ho voglia di scriverti, un bisogno tale da irrigidirmi le gambe.
Il Resort da su una stradina secondaria che permette una veduta mozzafiato, mi silenzio. Sono qui a pensarti e mentre il tempo passa e attraversa le nostre vite, io sento forte la tua voce.
Credo di aver voglia di accendere una sigaretta.
Guarda anche tu, c’è la luna, da qui la intravedo. Provo uno strano senso di pace mista a malinconia, mi sento meno sola. Per qualche istante ancora mi disseto di quella vista e concludo di dovermi ripresentare al tavolo: mi hanno vista alzare e con la scusa della boccata d’aria, scappare via.
Che pessima scusa fu quella, stavamo cenando fuori in giardino. Ma come avrei potuto dirglielo che morivo dal bisogno di scriverti? 

Ci hanno servito la seconda portata, pare che il cibo perda del proprio gusto a quest’ora tarda.

Torniamo a casa?

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